Stampa rotocalco o rotocalcografia: cos’è e come funziona
La stampa rotocalco è stata ideata dal tedesco K. Klietsch nel 1895 ed estesa all’utilizzo in ambito industriale solo a partire dagli inizi del 1900. Essa viene effettuata con macchine dotate di bobine che ruotano ed è utilizzata prevalentemente per la stampa di periodici ad alta tiratura, cataloghi, riviste illustrate e in generale stampe su carta di poco spessore. È usata anche in ambito alimentare e industriale per la stampa su film plastici o metallici, ad esempio per stampare sugli imballaggi flessibili per alimenti, sulla carta da regalo o da parati.
Il sistema è semplicissimo ed è compatibile con un’ampia varietà di inchiostri, che devono essere scelti in base al tipo di supporto di stampa (carta di diversa grammatura, plastica, metallo).
Com’è fatta la macchina da rotocalco
La macchina da rotocalco è composta da una bobina con rullo di acciaio ricoperto con un rivestimento di rame inciso (detto cilindro rotocalco) e una bobina su cui scorre il materiale di supporto che può essere carta, metallo o fibra plastica. Vi è poi la racla, ovvero una lama che aiuta, esercitando una discreta pressione, a distribuire l’inchiostro uniformemente sulla matrice di stampa del rullo da rotocalco e ad eliminare le quantità in eccesso che si trovano sulle parti non incise.
L’ultimo elemento indispensabile è la vaschetta calamaio dentro alla quale viene fatto passare il cilindro di stampa, che, ruotando, raccoglie l’inchiostro.
Come funzionano le macchine da stampa rotocalco
Il processo si svolge nel seguente modo: un rullo in rame con incisi i soggetti di stampa preleva l’inchiostro da una vasca di accumulo, il quale verrà depositato direttamente sul supporto di stampa.
I soggetti sono incisi sul rivestimento del cilindro in rame usando come unità di incisione delle piccole celle di grandezza e profondità diverse (più sono grandi più il tratto sarà intenso). Le incisioni vengono effettuate in modo elettromeccanico con una velocità di circa 4000 celle al secondo (con le quali si completa all’incirca un cm2 di superficie).
Le zone incise con i cunei vengono intinte ruotando sulla vaschetta di inchiostro e quello in eccesso viene rimosso da una sorta di spatola detta racla.
La bobina incisa trasferisce l’inchiostro, tramite pressione, direttamente sul materiale del supporto, il quale, avendo una tensione superficiale diversa, va a raccogliere la tinta direttamente dalle parti incavate. Grazie al sistema rotocalco, si riescono a stampare un numero altissimo di copie in pochissimo tempo e con risultati ottimi: l’inchiostro, infatti, posandosi su una superficie non porosa e perfettamente liscia, ha la caratteristica di rimanere brillante e con un’alta saturazione.
Tipologie di stampa rotocalcografica
Esistono due tipologie di stampa rotocalco, le quali si differenziano per l’intensità delle sfumature o dei toni d’inchiostro e sono:
- rotocalcografia autotipica, in cui varia l’area di incisione delle celle incise, ma non la profondità delle stesse, perciò l’intensità dell’inchiostro rimane costante. Questo processo è utilizzato quasi solo per gli imballaggi;
- rotocalcografia semiautotipica, nella quale, sulla matrice di stampa, cambia sia l’ampiezza che la profondità dei cunei, perciò l’intensità dell’inchiostro sul supporto può variare, presupponendo diverse sfumature tonali.
Quest’ultimo sistema è quello più diffuso, specialmente per stampare riviste e giornali.
Rotocalco significato
Con il termine “rotocalco” in italiano si identifica il metodo di stampa che viene utilizzato prevalentemente per imballaggi alimentari, periodici e riviste, ovvero la rotocalcografia.
Tuttavia, per estensione, il termine indica anche riviste e periodici illustrati che trattano di attualità e gossip (che vengono stampati con questo metodo) e, di conseguenza, anche programmi televisivi che trasmettono le notizie quotidiane.
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