Riciclo della carta: la corretta gestione del rifiuto

Il riciclo della carta in Italia è stato normato nel 1997. Il decreto datato 5 febbraio 1997, meglio noto come Decreto Ronchi, è la misura che segna la svolta più significativa nella storia della gestione dei rifiuti nel nostro Paese. Di riciclo si parlava anche prima ma la popolazione era fredda al tema, disinteressata, e le modalità di lavorazione del rifiuto a fine vita erano tutt’altro che efficienti.

La raccolta differenziata è fondamentale, irrinunciabile per poter ottenere carta riciclata e riutilizzabile. Non si tratta dell’unica modalità per ottenere materia prima da introdurre nel processo di riciclo ma è sicuramente quella più efficace, attraverso la quale è possibile accumulare grandi quantità di scarto da trattare.

Fogli di carta di tipi diversi
Ragazza che scrive su un quaderno su un prato

Il processo di riciclaggio della carta

La fibra di cellulosa necessaria alla produzione della carta riciclata arriva da due canali: quello del sottoprodotto industriale, selezionato fin dal principio appositamente per essere conferito in cartiera, e quello della raccolta differenziata di privati e imprese.
Riciclare ci consente di abbassare i costi di gestione e tutelare l’ambiente. Per massimizzare il risultato, è bene ridurre la produzione di rifiuti e riutilizzare ogni imballaggio, finché possibile. Il riciclo non è che l’ultimo anello nella catena del trattamento pulito degli scarti, nota anche come “principio delle 3R”: riduci, riutilizza e infine, quando non sia possibile fare altrimenti, ricicla.
L’Italia è un Paese virtuoso per il riciclo di carta e cartone. Siamo infatti il terzo Stato europeo per utilizzo di fogli ottenuti da questo processo, alle spalle di Germania e Svezia, secondo il rapporto annuale L’Italia che ricicla, redatto dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile (gli ultimi dati disponibili risalgono a fine 2021). Ciononostante, non siamo ancora in grado di trattare l’intera mole di carta e cartone prodotta nel nostro Paese e dobbiamo esportarne una parte.
Fino a qualche anno fa, la Cina era un grande acquirente di rifiuti esteri, poi però una riforma ha chiuso le frontiere a questo tipo di import. Altri Paesi emergenti si sono gettati a capofitto in questo business, come ad esempio la Malesia. Esportare materiali da riciclo non è però una strategia sostenibile sul lungo periodo, poiché le emissioni dovute al trasporto sono considerevoli.

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Le fasi del riciclo della carta e del cartone

Raccolta e macero

Dopo aver raccolto la carta da buttare, attraverso la differenziata o il sottoprodotto, inizia il vero e proprio processo di riciclo, con l’obiettivo di allungare la vita della cellulosa per poterla utilizzare di nuovo. Affinché le cartiere possano operativamente mettersi al lavoro, però, è necessario effettuare uno step precedente: sottoporre lo scarto domestico a processo di selezione.
In questa fase si eliminano tutte le impurità più grossolane: inserti metallici, residui plastici e qualunque altro elemento inutile ai fini del riciclo e di dimensione considerevole. Prima di concludere la prima parte della lavorazione e chiudere questo segmento, la carta proveniente dalla raccolta differenziata viene pressata in grandi balle e inviata in cartiera, ove sarà riunita al sottoprodotto industriale già accumulato e pronto per essere introdotto nel sistema di riciclo.
Da questo momento in avanti, il ciclo di produzione della carta di riuso, sulla quale poter scrivere e disegnare, diventa molto simile a quello che si mette in opera per produrre fogli non riciclati. La cartiera opera infatti su linee parallele e impiega gli stessi macchinari.

Dallo spappolamento alla raffinazione

All’interno del polo produttivo, le balle di cellulosa e il sottoprodotto di bassa qualità, accuratamente sminuzzato, vengono gettati nel pulper, lo spappolatore. Si tratta di una grande vasca nella quale operano imponenti pale rotanti che vengono azionate dopo aver colmato di acqua calda questa piscina per carta. Il moto vorticoso della pala e la temperatura del liquido favoriscono la separazione delle fibre di carta. Essa si sfilaccia fino a divenire una poltiglia chiara, senza più nulla in comune con la sua vita precedente. In questa forma, la futura carta è pronta per sottostare a un nuovo trattamento di pulizia.

Bancali con carta riciclata

Mantenuta in soluzione acquosa, la poltiglia fibrosa subisce interventi specifici che mirano a eliminare tutti i contaminanti ancora presenti, perché non completamente dispersi: plastica, vetro, ferro, colle, paraffina… ognuna di queste sostanze, e anche altre, potrebbero essere ancora legate alla cellulosa, nonostante i trattamenti già ricevuti.
In base a quanto bianca debba essere la carta, si può innescare a questo punto un processo ulteriore, noto come disinchiostrazione, per rimuovere ogni traccia di smalto, inchiostro o vernice. Si tratta di una fase facoltativa, portata a termine solo quando occorra restituire fogli candidi.
A questo punto, la futura carta viene raffinata. È uno step imprescindibile: si rafforzano i legami tra le fibre, ottimizzando solidità e resistenza del prodotto finale. Indipendentemente dal tipo di carta, dalla sua grammatura e dal suo scopo, non si può soprassedere a questo passaggio. La raffinazione rende le fibre elastiche e sensibili e ne rafforza i legami, generando la proverbiale duttilità della carta. Potremmo dire che è in questo momento che
nasce, di fatto, il foglio che poi terremo tra le mani; la procedura è ormai in dirittura d’arrivo.

Le fasi finali della lavorazione

Il passo della miscelazione, quello successivo, fortifica il materiale, legando la materia prima fibrosa con additivi e altri elementi che rendono la carta più resistente all’usura.
Ora non resta che realizzare il foglio vero e proprio, quello che sarà poi inserito nella risma di carta riciclata. Di questa fase si occupa uno strumento apposito: la macchina continua.
Come funziona la macchina continua? Essa riceve l’impasto cartaceo ancora madido e lo stende sulla cosiddetta tela di formazione, dove ha modo di disidratarsi e asciugarsi attraversando un sistema di presse e poi la seccheria. Infine, la calandratura avvolge il foglio in voluminose bobine di carta, che possono anche arrivare a un’ampiezza di 10 metri.
Quelli avvolti nelle bobine sono fogli pronti per essere utilizzati, se nuovi, o riutilizzati, se riciclati. Non resta altro da fare che ritagliare la carta nei formati richiesti per la commercializzazione.

Carta riciclata e germoglio

Il costo ambientale del riciclo della carta

Chiarite le modalità di riciclo della carta, vediamo quanto costa il processo per l’ambiente. Riciclare riduce in maniera consistente l’afflusso dei rifiuti alle discariche, ma non pensiamo che non comporti spese per il pianeta. La filiera del riciclo della carta produce comunque rifiuti.
Una volta che la vasca del pulper sarà stata svuotata occorrerà disfarsi dei residui rimasti sul suo fondale, così come dei fanghi prodotti dalla macchina continua. Si tratta di rifiuti in tutto e per tutto assimilabili a quelli solidi urbani (RSU).
La carta, diversamente da quanto si potrebbe pensare, non può essere riciclata all’infinito. Le proprietà chimiche e meccaniche delle fibre si indeboliscono ogni volta che vengono rilavorate e gli invasivi trattamenti subiti nello spappolatore e sulla macchina continua ne distruggono, a ogni passaggio, una porzione.
Si stima che la cellulosa non possa essere riutilizzata più di 7 volte. Più sarà usurata, più fibre naturali andranno aggiunte all’impasto di riciclo per fortificare il foglio di carta.
Qualora quest’ultimo non fosse mai stato trattato, richiederà una percentuale di fibre naturali piuttosto bassa, in quanto le sue fibre saranno ancora forti. Se invece fosse già stato riusato, necessiterà di una porzione di cellulosa naturale, quindi non riciclata, più significativa.

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